Il Comune ordina l’utilizzo dei Sacchetti Trasparenti per i rifiuti domestici

Il Comune ordina l’utilizzo dei Sacchetti Trasparenti per i rifiuti domestici

Cosa dice l’ordinanza sull’utilizzo dei sacchetti trasparenti per i rifiuti, come funziona e quali sono le pene

Dal 5 agosto il Comune di Roma è protagonista di un nuovo provvedimento: fare la raccolta differenziata è bene, ma farla con l’utilizzo dei sacchetti trasparenti è meglio, anzi… è obbligatorio.
Dubbi?
Tutto è contenuto nell’ordinanza 153 di agosto 2019 in cui con una serie di premesse si giunge al momento clou: da oggi, cari cittadini, si utilizzano le così dette buste “non coprenti”, che permetteranno agli operatori AMA non solo di individuare qualche eventuale –diciamo anche frequente- pigro recidivante, ma anche di giungere alla completa eliminazione dei rifiuti non riciclabili.

Cosa dice l’ordinanza comunale sui sacchetti per la spazzatura

L’ordinanza, invero, prende atto dalla dimostrazione che l’utilizzo di sacchi trasparenti “contribuisce ad una maggiore responsabilizzazione dei cittadini alla corretta effettuazione della raccolta differenziata”, che senza bisogno di dati in letteratura continua ad essere un problema davanti al quale i più annuiscono.

Su Facebook il Sindaco si esprime: “Per evitare che qualche furbetto conferisca in modo errato, abbiamo anche deciso di inserire l’obbligo di utilizzo di sacchetti trasparenti. Per tutti, cittadini privati e commercianti”. Virginia Raggi è infatti convinta che “l’utilizzo di sacchi trasparenti contribuisca da un lato a mitigare la situazione di criticità determinata dalle riduzioni delle capacità di trattamento e, dall’altro, renda più efficaci le strategie volte all’aumento della percentuale di raccolta differenziata”.

E sempre sul social network il pubblico si scatena: c’è chi afferma che prima dei sacchetti servirebbe una vera raccolta dei rifiuti e chi si domanda perché tutto questo non sia ancora stato pubblicizzato per bene. Altri, invece, elogiano la misura, ricordando che bisogna insistere sempre nella ricerca di soluzioni operative per la gestione dei rifiuti urbani.

Ma come si concretizza l’ambizione di raggiungere tale scopo?

Un inizio è l’utilizzo di sacchetti e buste trasparenti dedicate ad alcune categorie di rifiuti, di sotto lasciamo la tabella descrittiva:
Scarti alimentari e organici (utilizzare buste compostabili)
Contenitori in plastica e metallo (utilizzare buste non coprenti)
Carta e cartoncino (utilizzare sacchetto in carta, mai in buste di plastica)
Per i rifiuti non riciclabili (utilizzare buste non coprenti)
Contenitori in vetro (non utilizzare buste)

Dunque da oggi in poi, attenzione: per plastica, metallo e rifiuti non riciclabili solo buste trasparenti.
Ma il provvedimento non è chiaro: dal 21 agosto si parla anche della possibilità di utilizzare altri tipi di sacchetti tant’è che il Campidoglio è pronto a precisare che le buste non devono necessariamente essere trasparenti, sono ammesse anche quelle “semi-trasparenti”, l’importante è che non siano del tutto opache e che qualcosa traspaia di ciò che c’è all’interno.

Cosa succede se non si rispetta il provvedimento?

L’inosservanza al divieto comporta l’applicazione di una sanzione pecuniaria da € 25,00 ad € 500,00. Sarà la Polizia Locale di Roma Capitale a vigilare sulla corretta esecuzione del provvedimento e a controllare i comportamenti dei cittadini. Ma già nei supermercati si assiste a scene a cui, forse, il Comune di Roma non era preparato: “di sacchetti trasparenti qui non ce ne sono” afferma una signora davanti allo scaffale “ce n’è solo un tipo ma per me è troppo grande e costa anche di più”. La scena non cambia se si passa in altri centri per lo shopping alimentare dove in realtà di sacchetti trasparenti ce ne sono, ma non sempre vengono in contro alla domanda dell’acquirente per dimensioni e costo maggiorato. Il classico sacchetto nero ormai è inutilizzabile e per quanto i supermercati si siano organizzati per venderlo al ribasso, a poco servirà nelle case dei cittadini.
La misura contribuirà a responsabilizzare la cittadinanza?
Questo e altri sono i quesiti che Roma –e l’Italia- si pone da tempo, dunque ai posteri l’ardua sentenza.