Spiagge libere: arrivata la diffida a Roma Capitale

Spiagge libere: arrivata la diffida a Roma Capitale

Roma e Rimini i primi comuni a ricevere le diffide sulle proroghe delle concessioni balneari

Associazioni e comitati locali (Comitato mare x tutti-Lido di Ostia-Roma, Legambiente, Coordinamento flegreo mare libero, Comitato spiagge in comune- Versilia) hanno presentato ieri 20 giugno presso la sala stampa della Camera dei Deputati la prima iniziativa legale coordinata lanciata in Italia tesa a fermare la proroga di 15 anni per le concessioni balneari, prevista dalla Legge di Bilancio 2019, e per difendere il diritto di accesso alle spiagge. I primi destinatari delle diffide sono stati il Comune di Roma Capitale per il Lido di Ostia e quello di Rimini. Nei prossimi giorni questi avvisi formali saranno recapitati anche alle amministrazioni dei comuni della Versilia, di Pozzuoli e della Sicilia.

Cosa dice la direttiva europea riguardante le concessioni balneari

La direttiva 123/2006/CE a proposito delle concessioni balneari all’art. 12 prevede che “l’autorizzazione è rilasciata per una durata limitata adeguata e non può prevedere la procedura di rinnovo automatico, né accordare altri vantaggi al prestatore uscente o a persone che con tale prestatore abbiano particolari legami”. Secondo quanto riportato dall’agenzia Adnkronos, le associazioni dei balneari si battono contro le gare per evitare di perdere le concessioni, come è comprensibile, e hanno ottenuto una proroga dal governo che, come denunciano le associazioni, è in evidente contrasto con le regole europee. Questo contrasto è stato confermato anche da una sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha deciso che l’art. 12 della direttiva 123/2006 osta ad una misura nazionale che prevede il rinnovo automatico delle concessioni balneari. Su questa sentenza si sono basate le associazioni per diffidare i comuni a concedere proroghe che una volta definite illegittime aprirebbe un conflitto con la Commissione Europea e porterebbero solo a una procedura di infrazione contro il governo italiano, annullando di fatto gli atti approvati dai comuni.
Quello che le associazioni denunciano è anche il fatto che si continuano a concedere concessioni a canoni bassissimi a fronte di guadagni altissimi e senza controlli. Visto anche il numero crescente di spiagge in concessione, esse temono che a lungo andare diventerà quasi impossibile l’uso gratuito di un bene demaniale quale le spiagge sono. Già adesso, infatti, in alcuni comuni italiani le spiagge in concessione sono l’80% contro il 20% di quelle libere nelle quali spesso è vietata la balneazione.