Quella statua di Manzù dimenticata

Quella statua di Manzù dimenticata

La statua di Manzù che ad Acilia vigila sul quartiere
si sa: ogni martedì e venerdì in Via Gino Bonichi c’è il mercato: centinaia di persone si versano nella strada che di colpo si stringe e che diventa difficile da percorre a piedi; proprio in quel via vai di gente piena di buste e odori tipici delle nostre terre, all’incrocio tra Via di Saponara e Via Bonichi, nel cuore di Acilia giace una statua che spesso passa inosservata e che sembra vigilare dall’alto del suo piedistallo la vita del quartiere. Si tratta della scultura dell’artista Giacomo Manzù a cui l’amministrazione ha dedicato anche un parco rimasto celebre, purtroppo, non per la sua bellezza, ma per il degrado.

Manzù, artista internazionale nel cuore di Acilia
A causa di questi motivi, il nome dell’artista suona spesso nelle orecchie dei residenti di Acilia come un luogo più che come un elemento artistico, eppure ce n’è di carne da mettere al fuoco: Giacomo Manzù è uno scultore che ha operato quasi per tutto l’arco del ‘900, è morto a Roma dopo una vita passata tra Cappelle, Gallerie d’arte e palazzi d’esposizione di tutta Europa e del mondo; durante l’epoca fascista lotta a colpi di scalpello contro il regime e le crudeltà della Guerra. Proprio per questo viene criticato dalle autorità politiche ed ecclesiastiche dell’epoca e fa i conti con la realtà di un mondo ingiusto. Negli anni ‘60 si trasferisce ad Ardea, dove da lui prendono nome il Colle, Colle Manzù, la biblioteca, e la sua fama acquisisce una tale risonanza da arrivare a Tokyo, dove tiene una mostra personale, e a New York, dove davanti la sede dell’ONU nel 1989 viene installata la sua scultura in bronzo alta sei metri. Insomma, per farla breve ad Acilia abbiamo l’opera di un artista che viene valutato in tutto il mondo ma proprio lì, in quell’angolo tra le due vie, passa inosservata e spesso è preda dell’invasione dell’immondizia, della plastica e della noncuranza degli spazzini che dopo il mercato la lasciano in stato di abbandono.

La statua di Manzù e l’indifferenza
Perché un artista che è stato protagonista di una mostra personale a Tokyo, di un’installazione davanti la sede dell’ONU e che ad Acilia possiede una statua di Manzù permanente che non necessita nemmeno di un biglietto per vederla, proprio nel quartiere di Roma sud passa inosservato?
Le domande sono tante, perché a questo punto viene anche da chiedersi come si concili l’arte con l’abbandono, come possa un quartiere periferico trattare con noncuranza una possibile fonte di guadagno, come faccia una zona ricca di scuole elementari e medie a fare a meno di un punto d’incontro ricreativo come il Parco a cui è intitolato l’artista Manzù. Il luogo comune che risponde a tutti questi interrogativi sta- volta trova la sua ragione: “noi italiani abbiamo tutte le bellezze ma non sappiamo come gestirle” e il monito si ripete all’infinito dalle forme più grandi – le città – a quelle più piccole – i quartieri – quasi come fosse un frattale.
La statua di Manzù è dimenticata ma è bellissima: una madre che tiene al seno un bimbo. sul piedistallo è incisa una poesia firmata da Giuseppe Ungaretti. Eppure eccola lì, tanto lei quanto la poesia sbiadita, abbandonata al degrado e all’indifferenza. Poco più avanti c’è il parco dedicato allo scultore, una macchia verde secco che già venti anni fa era noto luogo di ritrovo di tossicodipendenti e che nel corso dell’ultimo anno ha anche dovuto lottare contro degrado e incendi.

Il ruolo della scuola Piero della Francesca
La scuola elementare di Acilia Piero della Francesca, continua ad organizzare visite al parco: “ci teniamo molto, il parco è oggetto di grande sensibilizzazione e lo consideriamo una grande risorsa per il territorio”sostiene la maestra Sabrina Ventura, docente dell’Istituto; il parco Giacomo Manzù è infatti popolato dai bambini delle scuole elementari nei giorni di visita organizzata da parte della scuola: “laboratori culturali con associazioni di ecologia” prosegue la docente, “sfilate di carnevale e rappresentazioni in maschera” sono gli eventi che la scuola Piero della Francesca organizza nel parco ormai desolato, tanto che “i docenti hanno notato che i bambini sono molto stimolati dai temi ambientali, la risposta è sempre molto positiva, qualsiasi iniziativa che riguarda il parco è sentita in modo particolare dai bambini: da quelle solidali a quelle ecologiche”. Ma le visite che si facevano una volta – quelle ad Ardea sulle impronte dell’artista, quelle sul litorale e quelle alla statua – non si ripetono da anni.
L’ideale sarebbe fermarsi e osservare; essere curiosi e chiedersi perché alcune cose non sono mai mutate, perché la statua di Manzù ad Acilia è rimasta là e sopravvive all’indifferenza. soprattutto chiedersi perché non si valorizza e non se ne trae beneficio. saranno i bambini del Piero della Francesca a cambiare le cose? Ai posteri l’ardua sentenza.