Michele Marziliano, un talento della musica classica nel cuore di Acilia

Michele Marziliano, un talento della musica classica nel cuore di Acilia

Ha 19 anni ma già a quattro dimostra i primi segni di una fame insaziabile: quella della musica. Ma il quartiere come supporta il suo talento? Ce lo racconta lo stesso Michele…

Non è facile nel 2019 incontrare un ragazzo che ama la musica classica. Non è facile incontralo giovane e non è facile incontrarlo nel cuore di Acilia, un quartiere che offre poco ai suoi residenti in termini musico-culturali.
E invece, proprio vicino alla scuola elementare Piero della Francesca, abita Michele Marziliano, un ragazzo di 19 anni che fin da piccolissimo si è lasciato catturare dalle incantevoli atmosfere del violino, degli archi e delle orchestre del passato e del nostro presente.

Michele si è avvicinato alla musica a soli quattro anni, per approfondirla a sette e per poi mai smettere. Ha frequentato il liceo linguistico Ruitz di Roma, attualmente frequenta il primo anno di Biologia alla Sapienza di Roma e i suoi esecutori preferiti sono Martha Argerich, Efgeni Kising, Maurizio Pollini, ma la voglia di suonare non l’ha mai abbandonato.
La giovane promessa ha una storia particolare che lo vede protagonista di eventi fuori e dentro la nostra zona e alle pagine di Zeus ha raccontato il suo rapporto tra musica e quartiere…

Michele, quando hai iniziato a suonare?

Avevo sette anni quando ho preso in mano il violino, ma i miei genitori raccontano che già a quattro incominciavo a suonare la tastierina colorata per bambini per giocare. Proprio loro mi hanno detto che il mio desiderio era quello di diventare direttore d’orchestra, ma questo probabilmente perché mi piaceva molto il gioco “WeMusic” che si faceva con la Playstation e ti permetteva di impersonarti in un direttore d’orchestra [ride, ndr].

Per cominciare hai voluto intraprendere la strada del violino, perché?

Il violino era uno strumento che mi piaceva molto, considera che sono molte le canzoni attuali di musica pop che in radio hanno un sottofondo di archi e quindi mi sono lasciato affascinare dal loro utilizzo e ho voluto imparare.

È vero, mi vengono in mente i Coldplay, le cui ultime canzoni hanno quasi tutte una base di violini! Che tipo di sostegno ha dato la nostra zona alla tua voglia di imparare a suonare questo strumento?
Mi sono subito iscritto ad una scuola dell’Axa in zona Eschilo e proprio lì a 9 anni ho cominciato a suonare anche il pianoforte.

Entrambi gli strumenti contemporaneamente?

Sì, fino a due anni fa, in realtà, perché poi ho lasciato il violino e mi sono concentrato solamente sul pianoforte… l’ho messo da parte quando ho cominciato il quinto anno di liceo e mi risultava difficile studiare tutti gli strumenti in maniera continua considerando anche la mole di lavoro dovuta allo studio in vista degli esami di Maturità.

Il quartiere ti ha dato modo di esibirti o hai sempre dovuto uscire dalla zona?

La stragrande maggioranza delle volte mi sono esibito fuori Acilia, eccetto i saggi di fine anno con l’associazione, ovviamente. Nel quartiere ho svolto alcuni concerti presso la Biblioteca Sandro Onofri ad Acilia Sud che sono stati organizzati dalla scuola in cui ho imparato a suonare e che per molti anni ha collaborato la struttura. È stata Sabrina Spadazzi, presidente dell’associazione, che nel 2016, quando era ancora direttrice artistica, ha pensato di inserire il mio concerto nel programma della Biblioteca. Adesso purtroppo i concerti alla Biblioteca sono notevolmente diminuiti…

Hai mai pensato di frequentare il Conservatorio?

Questa è una storia davvero particolare! Dopo aver svolto alcune masterclass di due settimane in Germania presso la scuola Universität Mozarteum Salzburg, di cui sono rimasto estasiato e dove ho conosciuto i grandi maestri di oggi, volevo iscrivermi in qualche città estera come Salisburgo, Berlino o Vienna, anche per coniugare la passione per la musica con quella delle lingue. La conoscenza del tedesco mi ha sempre spinto molto; purtroppo però la data dell’esame di ammissione a questi conservatori coincideva con il mio esame di maturità qui in Italia e per questo in un primo momento ho abbandonato l’idea del Conservatorio all’estero.

Non hai tentato una ammissione qui a Roma?

Sì! Ho anche fatto l’esame, l’ho passato e sono entrato ma alla fine non mi sono mai immatricolato.

E perché?

Perché il mondo della musica è precario e in un periodo difficile come questo dal punto di vista lavorativo ho deciso di iscrivermi all’università, a Biologia che mi piace molto e penso possa darmi più certezze.

La nostra zona come ha supportato il tuo talento?

Purtroppo non molto, se non fosse stato per l’organizzazione non avrei nemmeno fatto i concerti alla Biblioteca… diciamo che per la maggior parte delle esibizioni, dei concorsi e dei premi ho dovuto superare i confini del quartiere… alcune volte a Roma, molte altre in Umbria dove ho partecipato a moltissimi concorsi, sempre pianistici, e altri aperti a tutti i musicisti. Ma non nel quartiere…

E tu ti sei mai dato da fare per diffondere la necessità di fare musica in zona?

I ragazzi, i miei colleghi del mestiere e gli iscritti dell’associazione sono piuttosto attivi nel mondo della musica e c’è proprio la volontà di diffondere la musica tra gli abitanti della zona ma di questa realtà ho visto poco… diciamo che la biblioteca continua a collaborare anche se in maniera più sporadica rispetto a un tempo;in sintesi direi che non vedo praticamente nessun evento nel quartiere. Tempo fa con l’associazione abbiamo pensato di organizzare un concorso e io ho fatto parte dell’organizzazione. È stata un’esperienza affannosa ma bellissima che mi ha fatto capire come si organizza un evento musicale: dal regolamento alla pubblicità, dal programma del concorso alla gestione della giornata… davvero stimolante.

Adesso qual è la tua ambizione più grande?

Io voglio continuare con la biologia perché mi piace veramente molto ma non voglio assolutamente  abbandonare la musica.

Cosa consiglieresti ai giovani musicisti come te?

Cercare concerti, andarli a sentire, perché la musica che troviamo su internet c’è ma sentirla dal vivo è sempre un’esperienza diversa perché il suono ti permea totalmente ed è molto formativo anche il semplice fatto di vedere.

L’ultima frase di Michele fa riflettere perché il verbo che ha scelto per rispondere, “cercare”, presuppone che queste occasioni di arricchimento siano difficilmente scovabili se non assenti. A essere presenti e visibili, si ipotizza, forse arricchirebbero dei piccoli e grandi musicisti ancora inespressi. La realtà della zona invece chiarisce tacitamente che queste occasioni bisogna cercarsele e addirittura “farsele” dato che il quartiere non dà la possibilità di assistere a concerti e far esibire piccoli grandi nuovi geni della musica. E Michele fa così, probabilmente anche senza sforzi abituato com’è a costruirsi, cercare e trovarsi gli eventi tutto da solo, grazie alla passione che riversa ogni giorno sui tasti del suo pianoforte .