JBarton torna da Milano e si dedica al quartiere d’origine: nasce Zona X

JBarton torna da Milano e si dedica al quartiere d’origine: nasce Zona X

Nato e cresciuto a Casal Palocco, il trapper non dimentica le sue origini

Circa un anno fa su queste pagine abbiamo parlato di un ragazzo speciale, uno di quelli sconosciuti di quartiere che, come Spiderman, alla fine rivelano di avere superpoteri. Non stiamo parlando di un supereroe della Marvel, ma ciò che è certo è che lui viene da Casal Palocco, ha 24 anni ed nato e cresciuto nel mondo della musica, fino a scegliere un’unica strada da intraprendere, quella del successo.
Ce lo ha dimostrato a luglio del 2019, quando la sua carriera da solista aveva iniziato i primi passi, e ce lo dimostra anche adesso, con un progetto di rivalutazione musicale del quartiere ancora poco noto, ma che scalpita per emergere affinché, al termine di un periodo così sospeso nel tempo, possa rivelarne tutta la sua bellezza.

Stiamo parlando di JBarton, all’anagrafe Valerio Martinelli, che durante il corso dell’anno passato era arrivato in vetta al Coca Cola Future Legend, il concorso indetto dal celebre brand americano nel 2019 per scoprire giovani talenti in ambito musicale. Erano partiti in più di 1000 e quando abbiamo conosciuto JB, erano rimasti solo in otto a competere, divisi in 4 generi musicali: Pop, Rap, Soul e Trap. Il residente di Casal Palocco competeva nella Trap ed era giunto in semifinale coordinato dal Re Mida della Musica Urban, Charlie Charles. Per fare qualche esempio, colui che a molti lettori può rimanere un nome sconosciuto, è il produttore di Mahmood (vincitore del 69esimo Festival di Sanremo), per non citare tutti gli altri. E JBarton si è formato con lui. Dopo il singolo Toreo la sua Ermitage (sì, senza h! Come vuole il dizionario) è andata su Radio105 e la sua immagine è stata diffusa dai canali Mediaset (Italia 1 in primis) per la sponsorizzazione ufficiale del contest.

A poco meno di un anno dalla sua prima intervista su Zeus, lo abbiamo voluto incontrare ancora e vedere cosa c’è di nuovo nella sua scalata musicale.

Allora JBarton, come stai? Cosa ci racconti dell’esperienza del Future Legend?

Ti dico la verità, è stato bellissimo ma è stato non così facile: bisogna sempre tenere alto il ritmo del tuo lavoro e, una volta terminata l’esperienza del Future Legend, dovevo capire cosa sarebbe successo nel futuro.

Parli di contratti?

Si, fino ad aprile ho cercato di risolvere la situazione contrattuale, in particolare la firma tra due agenzie di Management: Richveel e No face Agency. Entrambe adesso mi fanno da manager e mi presentano alle etichette discografiche.

Ti senti in buone mani?

Si, certo, sono molto contento! La produzione di Ermitage è stata fatta da Charlie Charles ma è grazie all’editore Giovanni Valle (editore di Sfera Ebbasta, ndr) che sono arrivato a Richveel, quindi sono in buonissime mani.

Anche perché la scelta dell’etichetta è importante…

Si, esatto… è la scelta di un’identità, l’una non esclude l’altra. È stato un tema difficile a livello personale perché anche la musica che faccio ha avuto bisogno di un’identità un po’ più definita, che non fosse solo “trap” per intenderci. L’identità conta più della musica stessa, anche il mio nome adesso è più “conosciuto”… in studio ormai mi chiamano J.

Un anno fa mi raccontavi che non volevi inserirti in una categoria musicale, ora che hai trovato una strada più specifica, come definiresti la tua musica oggi?

È vero, mi ricordo (ride, ndr), ma ho sentito il bisogno di definirmi di più. L’anno scorso ho cercato me stesso nelle culture e nelle influenze più strane, come quando con Toreo ho sperimentato le sonorità del flamenco e quest’anno invece ho scoperto il soul, gli arpeggi delle chitarre e quella musica un po’ alla Pino Daniele che accostata alla mia Trap ha un effetto indescrivibile!

Ed Ermitage che influenze ha?

Latine, sicuramente. Ho sempre cercato qualcosa di nuovo, ma adesso ho capito: il mio genere è il soul. Ovviamente le nuove canzoni che usciranno avranno uno sfondo rap e trap, perché io vengo da lì.

Non posso non farti questa domanda: a quando la prossima hit?

(ride, ndr) Posso dirti che a breve uscirà il mio nuovo singolo, coronavirus permettendo, però a proposito di hit ti regalo questo aneddoto: quando abbiamo fatto la prima versione di Ermitage, Chablo (Dj e produttore, ha affiancato Sfera Ebbasta a XFactor 2019, ndr) mi aveva detto che non era una hit. Appena è arrivato Charlie Charles e ci ha messo mano in 5 minuti l’ha resa una hit.

Hai avuto fortuna a lavorare con uno come lui…

Tanta, considera che lui mi ha detto di non aver mai buttato un beat in vita sua. È una cosa che succede spesso quando produci: provi e riprovi e molte cose le scarti, invece lui no, lui qualunque cosa produca alla fine viene pubblicata e quando si mette a lavorare… la magia avviene!

Il business della musica gira tutt’attorno a Milano, tu pensi di trasferirti nella capitale del Nord?

Non c’è dubbio, non c’è più un artista romano che vive a Roma nel mondo Urban; la gente fa due numeri e poi va a Milano a fare il barista nell’attesa di emergere, perché a Roma non ci sono ambienti giusti, Roma funziona molto per l’indie, ma per la trap è tutto concentrato a Milano. Per quanto riguarda me, io sono combattutissimo. Se da una parte vorrei andare a Milano, io ho lo studio qui e le persone che lavorano qua con me, mantenersi in una città così costosa non è facile per uno che deve fare ancora tanta strada come me.

Stai progettando qualcosa con loro?

Guarda, da qualche mese a questa parte ci siamo resi conto che in zona (axa, palocco e infernetto, ndr) ci sono tantissime persone che cantano e sono fortissime (Mosaici e Lvcas White, solo per citarne alcuni). Poi ci sono altri ragazzi che lavorano con me, ci siamo resi conto che abitiamo in un quartiere pieno di talenti quindi abbiamo messo su Zona X, un progetto che valorizza la zona del nostro Municipio (il X, appunto) nella sua essenza musicale. Si tratta di un ideale, più che di un progetto in realtà, perché insieme portiamo in alto la bandiera che ci rappresenta, ovvero il fatto che stiamo tutti remando nella stessa direzione. Abbiamo creato una scena nel X Municipio senza impegno: Zona x è uno spazio non forzato: quando ci vediamo escono fuori cose, la prima canzone che abbiamo scritto è Zona X 1 ed è uscita dopo essere stati a cena insieme con alcuni dei ragazzi che ne fanno parte. Non è un vero e proprio progetto, però ha un obiettivo: non far morire la cosa. Lo scopo è creare una fanbase di zona per tutti quelli che si sentono parte di quella realtà.

JBarton (su instagram @aka.jbarton) ha detto che “la musica è l’unica cosa per cui farei sacrifici da nottate in bianco”. Lui, questa musica, vuole portarla nel quartiere, nel X Municipio e farla esplodere in radio come ha fatto nel 2019 per diventare ancora più grande. Ma – questo è evidente – non si dimentica delle origini ed è alla ricerca continua di uno spazio in cui suonare. Che Zona X diventi qualcosa di grande, allora, noi di Zeus gli facciamo i nostri più cari auguri.