Ettore Terracciano e l’archivio storico di Acilia

Ettore Terracciano e l’archivio storico di Acilia

“Acilia e Dintorni, come eravamo” è il gruppo in cui Ettore Terracciano mostra le immagini della Acilia del passato

“Il sapere, quando viene tenuto per sé, che senso ha?”.
È questa la prima frase che colpisce dal racconto di Ettore Terracciano, collezionista di immagini storiche del nostro quartiere. Sì, perché “il sapere va divulgato, per questo tutte le foto che ho le pubblico nel mio gruppo Facebook” continua Terracciano, che da molti anni amministra una pagina del noto social network tutta dedicata alla Storia di Acilia, dove quotidianamente inserisce immagini e reperti storici che vanno da fine Ottocento ai primi anni Novanta, per documentare il territorio tra Acilia, Dragona e dintorni.

Si chiama proprio così il gruppo: “Acilia e Dintorni, Come eravamo – Immagini di ieri e di oggi” e si tratta di un vero e proprio archivio tenuto con cura dove c’è confronto e intenso scambio; gli utenti che per qualche motivo conservano vecchi biglietti di metropolitana o antiche cartoline del primo novecento, le postano sulla pagina al fine di arricchirla, “e c’è anche gente che tra le immagini ha ritrovato un suo parente o una vecchia amicizia!” afferma entusiasta Ettore Terracciano, che di professione lavorava per l’AMA nel centro storico della Capitale, dunque alla memoria ci è particolarmente legato.

“Ho fatto anni e anni di ricerca, la passione per la storia locale è nata da una cartolina che trovai per caso tra le mani anni e anni fa, si trattava di un’immagine in bianco e nero degli anni ’50 che raffigurava l’inizio di Via di Acilia, vicino alla Libreria Scarponi… c’era anche un omino in bicicletta!”.

E da lì cosa è successo?

“Eh, lì è scattato tutto l’interesse. Ho cominciato a ricercarle nei mercatini d’antiquariato di città, come Porta Portese che la domenica che conserva perle inaspettate, poi mi è capitato di andare in giro per l’Italia a scovarne di nuove!”

E cosa ci fanno delle immagini di Acilia nel resto d’Italia?

“Be’ un tempo si spedivano come vere e proprie cartoline per dare notizie di sé e delle proprie condizioni! Ce ne sono di tutti i tipi, ma quelle delle borgate ora vanno di più: Cinecittà, Centocelle… e poi ci siamo pure noi! Ho avuto modo di fare amicizia con vari collezionisti sparsi qui e lì per l’Italia con cui scambio molto spesso del materiale”.

Che tipo di cartoline sono?

“Le prime che vengono spedite sono quelle paesaggistiche, come quella che ti descrivevo poco fa, ma ho trovato del materiale che non pensavo neanche esistesse”

Ad esempio?

“Tanti oggetti: bicchieri, sciarpe, magliette sportive, ma uno che mi ha sorpreso più degli altri sono le medaglie del Ventennio che venivano date alle famiglie numerose… ad ogni bambino corrispondeva un fiocchetto: più la famiglia era numerosa, più erano i fiocchetti; ci sono molte foto del Ventennio, ma quelle più politicizzate le evito”

Perché? Fanno parte di un archivio storico…

“C’è il rischio che chiudano il gruppo per diffusione di immagini ideologiche e non voglio incorrere in questo rischio, o essere associato a qualche appartenenza politica: io non seguo partito nel mio lavoro di archivio”.

Quali sono le foto che preferisci?

“Le foto simbolo di Acilia, che furono scattate da un certo signore con la barba, una figura leggendaria… si chiamava Serino, un signore che aveva l’hobby delle foto e parecchie di esse andarono perse in un incendio. Altre furono recuperate. Fotografava sia il paesaggio sia le persone e le celebrazioni religiose. Tra quelle che mi vengono in mente c’è il vecchio ponticello, la stazione, tutti luoghi da prova del nove quando noi andavamo a fare scuola guida (ride, ndr). Poi c’era piazza capelvenere con fornai, negozi; poi villaggio San Francesco appena finito… insomma, tante cose! E parliamo degli anni ’40!

Ma tutto il materiale che hai dove lo custodisci?

A casa blindato, protetto da bustine, al riparo di mia moglie che vorrebbe buttar via tutto (ride, ndr)

Prima o poi tutto ciò che fai dovrà trasformarsi in qualcosa di più ufficiale… come un Museo, ci hai mai pensato?Così puoi anche liberare la Signora…

Guarda la mia intenzione è quella di prendere il primo piano dell’edificio di Piazza dei Sicani, dove ora c’è il centro anziani, perché sarebbe perfetto per allestire uno spazio espositivo, che non sia fatto solo di fotografie, ma anche di materiali cinematografici e non, come quelle medaglie di cui ti parlavo prima. È il mio progetto da pensionato!

D’altronde, anche quello è un edificio storico…

Esatto, la costruzione è degli anni 20-30 e pensa che di fronte c’è uno dei più antichi casali di Acilia. Potrebbe essere un gran contenitore per la memoria del nostro quartiere.

Avevi pensato anche a un libro?

Più che a un libro, avevo pensato a un libro per immagini, come una raccolta. Col gruppo Facebook sono riuscito a raccogliere la bellezza di tre generazioni: i nonni che giocavano a palla, il tipo di moda che si andava una volta, i capelli lunghi, i capelli corti… tantissimi dettagli!

Quando cammini per il quartiere ti riconoscono?

Per il quartiere sì, è un riconoscimento quando mi fanno i complimenti. È bello poi sapere che tutto questo nasce dalla divulgazione della storia: il sapere quando viene tenuto per sé, che senso ha?”

È continua la ricerca del collezionista del quartiere, mentre siamo al telefono riesco a parlare anche con la moglie, che mi descrive la quantità di materiale dell’archivio di Ettore Terracciano con rara simpatia. Tra una chiacchiera e l’altra si riesce ad andare anche più indietro nel tempo, fino a scoprire che a Dragona, verso il Tevere, c’era una residenza papale in cui il Papa dell’epoca si salvò per un pelo dall’assalto dei saraceni. Insomma, Ettore Terracciano di  Acilia “e dintorni” ne sa parecchio e mai come in questa maniera poteva mettere le sue conoscenze al servizio della comunità.