“DSA e tu sai come comportarti?” Il libro di Sofia Erzel

“DSA e tu sai come comportarti?” Il libro di Sofia Erzel

Intervista a Sofia Erzel, giovane autrice del nostro territorio

Una splendida quindicenne, Sofia, volitiva, coraggiosa e piena di spirito di intraprendenza. Una vera e propria rivelazione, parlare con lei apre nuovi orizzonti, permette di capire meccanismi legati ai problemi dell’apprendimento sottovalutati, spesso dati per scontati. Sofia Erzel è una forza dirompente con un entusiasmo a dir poco contagioso. Vive all’AXA e da sempre frequenta le scuole del territorio, solo da qualche tempo con grande profitto, da quando ha scoperto cosa la frenasse nel suo cammino di studentessa, un cammino fino a quel momento faticoso: Sofia ha un Disturbo dell’Apprendimento. Non si è voluta arrendere, lei stessa ha chiesto di essere sottoposta ai test per la verifica dei DSA: Disturbi Specifici dell’Apprendimento, per scoprire di essere dislessica e discalculica.
Da quel momento niente e nessuno è stato più in grado di fermarla, scoperti gli strumenti che potevano sostenerla, ha conquistato un curriculum scolastico di tutto rispetto e, all’improvviso all’insaputa di tutti, ha scritto un libro, “DSA e tu sai come comportarti?” in cui spiega che c’è un modo diverso di affrontare la scuola e la vita quotidiana, sia per chi ha il disturbo che per chi vi entra in relazione.

Sofia, come hai scoperto di avere disturbi dell’apprendimento? Cos’hai provato durante i tuoi studi prima di scoprirlo e cos’è cambiato poi?

“Ho sempre fatto tanta fatica a scuola, nonostante mi impegnassi tantissimo. I miei insegnanti non erano mai contenti e mi chiedevano sforzi per me impossibili. Nessuno all’epoca aveva capito cosa stessi passando, fino a quando io stessa ho chiesto di sottopormi ai test. Dovevo capire perché, nonostante l’impegno, non riuscissi a raggiungere determinati risultati. Per me stare alla lavagna era una tortura, quei cerchi rossi intorno ai cosiddetti errori di ortografia erano una coltellata. Finalmente la diagnosi: DSA Disturbi specifici dell’Apprendimento: “io non ero stupida!”. DSA non è una malattia, non si cura, si può però riuscire a contenere. Con i giusti approcci e i dovuti strumenti ora ce l’avrei fatta. Devo tutto all’appoggio della mia famiglia che ha saputo capirmi, sostenermi e lottare insieme a me per i miei diritti.”

Non ti sei fermata, però, a risolvere il tuo problema, a conquistare quelle mete proprie della tua età, hai fatto qualcosa di più, di speciale e all’insaputa di tutti. Cos’hai fatto?

“Ho lottato tanto per raggiungere determinati obiettivi, faticando in prima persona per trovare gli strumenti che mi potessero aiutare e facendo rispettare i miei diritti come da legge, la 170/2010 che prevede l’applicazione dei PDP, Piani Didattici Personalizzati, nonché la possibilità di utilizzare determinati strumenti durante lo svolgimento delle attività scolastiche. E’ inutile dire ad un discalculico, per esempio, di non utilizzare una calcolatrice perché così “ti abitui”, è come dire ad un miope di non mettere gli occhiali. Ho sofferto molto e piano piano ho iniziato a tenere una sorta di diario, ci ho lavorato per un paio di mesi, ho evidenziato le caratteristiche del mio disturbo. Ho presentato il mio elaborato alla mia mamma, all’oscuro di tutto e lei, tra una lacrima di commozione e l’altra, ha visto subito le potenzialità di questo lavoro e come potesse diventare uno strumento di aiuto.

Quindi neanche tu ti aspettavi che da qualche pagina di diario, un piccolo sfogo delle tue frustrazioni, potesse nascere un libro.

“La mia mamma non ha perso tempo nel presentarlo all’editore (CIV edizioni) ed è passata neanche una giornata per ricevere il responso: il libro sarebbe stato pubblicato!
Il mio diario piano piano si era trasformato, avevo impostato quel lavoro che stava nascendo, seguendo gli “schemi” il mio strumento chiave, ho cominciato a dividere gli argomenti spiegando cosa sono i DSA. Soprattutto ho voluto strutturare dei messaggi nei confronti di tutte le categorie interessate: dai ragazzi con questi disturbi ai coetanei, dai genitori agli insegnanti evidenziando cosa fare e cosa non fare per dare il giusto e dovuto sostegno a ragazzi che affrontano semplicemente delle difficoltà e che se demotivati, derisi e non supportati, rischiano di arrendersi ed abbandonare gli studi. Oggi io frequento il liceo classico indirizzo psico-pedagogico e sono tra i migliori: con i giusti supporti non mi ferma nessuno, posso arrivare dove voglio.”

Il tuo lavoro è in uscita proprio in questi giorni, passata l’emozione, pensi di rimetterti ulteriormente in gioco?

Intanto affrontiamola questa grande emozione! Poi sicuramente vorrò continuare questo percorso. Lo devo a me e a tutti i ragazzi che come me ogni giorno affrontano queste sfide e meritano di essere aiutati e incoraggiati.