“Covid, con il vaccino il nostro municipio tornerà alla vita”

“Covid, con il vaccino il nostro municipio tornerà alla vita”

Con il vaccino, siamo pronti a ripartire. Il commento di Paolo Ferrara, consigliere capitolino del Movimento 5 Stelle

Cari cittadini, quest’anno, considerando una pausa intermedia è il settimo che accogliamo insieme su Zeus. E senza dubbio è il più complicato, anzi doloroso. Mai avremmo potuto immaginare, all’inizio di questa avventura, ciò che è accaduto in questo maledetto 2020 che ci costringe ancora a una sorta di prigione in attesa di una riabilitazione chiamata vaccino. Il Covid-19 ci ha messi tutti sotto esame, come individui, come cittadini, come politici, come lettori. Un esame che, senza mai dimenticare gli 89mila italiani che il virus ci ha portato via, possiamo dire di aver superato.

Serve un ultimo sforzo anche nel non ricadere nelle abitudini sbagliate di prima cercando di cambiare in meglio e approfittando del buono che c’è in una tragedia. Il virus ha monopolizzato quasi tutte le nostre attenzioni ed energie, siamo diventati tutti medici, virologi ed esperti di epidemiologia. I sogni non sono comunque allucinazioni e sono rimasti gli stessi. Sono infatti molte le persone che mi scrivono i loro desideri nelle centinaia di mail e messaggi inviati che rappresentano i bisogni reali di una città.

Siamo stanchi, ma abbiamo voglia di rinascere

Mi avete raccontato di quartieri stanchi e della voglia di rinascita, ma anche l’apprezzamento per il grande lavoro che si sta facendo. C’è chi chiede che il municipio diventi qualcosa di più vicino a Roma: magari per assicurare più servizi; chi vorrebbe più fondi per il sociale e la scuola; chi spera in una maggiore tutela ambientale. Qualcuno, molto giovane, ci ringrazia per aver realizzato il nuovo skate park chiedendo di non invertire la rotta che sta creando nuovi spazi sportivi e sociali; altri attendono di ritrovare quel calore umano spensierato e senza l’angoscia del contagio e vogliono tornare ad abbracciarsi. Pensionati, nonni e genitori cercano una speranza chiamata lavoro per i loro figli e nipoti. Però nessuno mette in dubbio il vaccino e in pochi vogliono rievocare le sofferenze patite in questo lungo periodo di resistenza. E nell’ultima sera dell’anno dove tutti ci volevamo lasciare alle spalle questo periodo terribile, non è mancata l’ironia di chi giocando a monopoli, poco prima dello scoccare della mezzanotte, “terrorizzato” dice di aver pescato dagli imprevisti un “torna al primo gennaio del 2020” o di chi mi ha chiesto “Se a Capodanno le mutande rosse si potessero portare anche nelle zone gialle e arancioni”.

Gioia, paura e dolori, su una cosa però sono tutti concordi: non c’è bisogno di tornare al mondo precedente. Avarizia, individualismo e distanza, queste le parole del passato. Per il nuovo anno, amore, doveri e solidarietà. Insomma: “Una rivoluzione buona del genere umano”.